Sono sempre stato un
grande appassionato della canzone. Impazzisco per quegli artisti in
grado di scrivere testi fantasiosi e profondi. Insomma sono un fan dei cantautori, la cui arte sembra essere sparita, quando, invece, si è solo trasformata. In pratica il cantautore si è appropriato,
oggi, della tecnica e della tecnologia della musica elettronica. È
stata in una sera di ricerche di cantautori, e di ascolti
notturni, che, 4 anni fa, mi sono imbattuto nelle melodie di un
songwriter di origini cino-malesi ma Inglese dalla testa ai piedi.
Il suo nome è Jamie Woon. Il suo disco d'esordio ("Mirrorwriting") era molto ricco e
fra melodie r'n'b e neo soul ammiccava l'occhio alla musica
elettronica (per l'appunto) e al trip hop. Una voce dai tratti tipicamente neri, dal timbro deciso e rassicurante capace di confezionare un disco decisamente raffinato. Tutto questo è
ritornato, con meno elettronica e una maggiore presenza di strumenti veri (chitarra acustica su tutti), nel suo nuovo lavoro "Making Time" disponibile da
qualche giorno nei negozi e presente negli elenchi di spotify da più o meno una settimana. Non aggiungo altro e vi rimando all'ascolto del disco,
nella speranza che sia un buon ascolto come lo è stato in questi
giorni per chi scrive su questo blog. Stay tuned...
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