lunedì 30 novembre 2015

Album della Settimana - Titus Andronicus

Voi che siete dei veri intenditori di musica conoscete da anni il gruppo statunitense guidato da Patrick Stickles, sapete già che non fanno musica ellenica e che il loro nome proviene dal titolo dell'omonima tragedia di Shakespeare.

A differenza vostra, io ho scoperto solo in questi giorni il loro quarto ed ultimo album, caratterizzato da un ottimo Punk d'annata, stile Clash che fu.



Cosa che accomuna i miei AlbumDellaSettimana, è l'ascolto a rotazione continua, come avveniva in un epoca lontana lontana, quando ancora non esisteva quel ritrovato tecnologico che Voi chiamate Spotify ed ogni album era un piccolo tesoro.



Una rock opera in cinque atti per novantatré minuti di durata, The Most Lamentable Tragedy è un concept album composto da ventinove tracce, caratterizzate da una narrazione unitaria, tesa a raccontare il rapporto di un eroe senza nome alle prese con le proprie nevrosi.

Alla base dell'opera c'è un comune denominatore punk-rock, che viene rimodulato e/o arricchito da ulteriori elementi nell'evolversi della narrazione e nello dispiegarsi dei brani, con scelte musicali di alto livello ed una cura particolare dedicata all'ordine di riproduzione.

Lo so a leggere le ultime righe sembra un mattone recensito da un presuntuoso, ma vi garantisco che l'ascolto vi farà dimenticare le banalità che ogni tanto vi propino.
Buon Punk a tutti!


domenica 29 novembre 2015

Jazz Singers




Una playlist serale senza tante parole, da ascoltare e riascoltare. Si tratta semplicemente di brani dal gusto lounge, adatti ad un pubblico che gradisce un buon aperitivo la Domenica sera, per chiudere una settimana di lavoro ed iniziarne una nuova con il ritmo giusto.
A voi la playlist:


venerdì 27 novembre 2015

CineClub - The Dark Side Of The Moon


State tranquilli...non ho la presunzione di recensire Dark Side Of The Moon, molto (forse tutto) è stato già scritto.
Mi limito a confessare la mia venerazione per questo album e per ciò che rappresenta: un'epoca in cui la musica sperimentava ed il mercato la premiava per questo.
Prima che si spengano le luci ed inizi la proiezione, vi anticipo che il documentario proposto, ritrasmesso qualche settimana fa su SkyArte, svela alcuni interessanti retroscena sulla realizzazione dell'abum; impagabile il contributo di Alan Parsons (impagabile o introvabile anche la sua camicia stile rivoluzione francese!) al mixer che spiega le tecniche, allora avveniristiche, di registrazione.
Stavolta invece di buon ascolto, vi auguro buona visione.

mercoledì 25 novembre 2015

L'ultimo Walzer

Il 25 Novembre di 39 anni fa terminava la carriera di una grande band Rock Folk, anzi terminava la carriera "della Banda".
Nessun suicidio, niente droghe, niente scandali o litigi. Semplicemente era terminato un viaggio durato diversi anni.
Un viaggio iniziato nel 1967, passato attraverso un granaio dipinto interamente di rosa, che darà il nome al disco più famoso di The Band, "Music from Big Pink", che termina nel 1976, semplicemente perché i componenti del gruppo decidono di dedicarsi ad altro.
A filmare l'evento un giovane Martin Scorsese che spesso ha manifestato interesse per la musica e che nel 1978 lancerà nelle sale cinematografiche un documentario di discreto successo dal nome "The Last Waltz", l'Ultimo Walzer. L'ultima opera di una band che ha fatto la storia della musica folk americano-canadese. Una formazione che è andata ben oltre la semplice esecuzione di brani capaci di raccontare la strada percorsa da gente normale. Un manifesto alla libertà e ai sentimenti dell'uomo.
Quel 25 Novembre si celebra la fine di un capitolo della storia della musica rock, si celebra l'inizio della fine del grande folk americano, già in declino da qualche anno. In questo senso, allora, "the Last Waltz", diventa un documentario che intende celebrare il grande  folk americano, districandosi fra Bob Dylan, Neil Young, Joni MItchell e Dr John, senza dimenticare il blues di Muddy Waters e le incursioni gradite di Eric Clapton e le citazioni letterarie di Ferlinghetti. Un grande documentario per una grande storia Rock.
La playlist di oggi, prendendo spunto dalla data, vuole celebrare e ricordare quell'evento e fare in modo che lo stile di vita di quel periodo e i sogni che accompagnavano le canzoni "della strada" non muoiano, non vengano dimenticate e che il grande spirito del folk possa ispirare nuovi musicisti.
Buon ascolto..

sabato 21 novembre 2015

Soul Music - Motown vs Stax




Qui il link su Spotify

Qualcuno di voi ricorderà che a metà anni '90, dovendo far fronte all'improvvisa crisi nelle vendite, i principali periodici - sia quotidiani sia settimanali - adottarono una politica comune: abbinare al periodico un altro prodotto che ne accrescesse l'interesse nel pubblico.

Tale scelta, se ora ha dato vita a fenomeni discutibili (le edicole oramai sono più fornite di un qualsiasi negozio, a breve il quotidiano X regalerà una bici con cambio Shimano, quelle rimaste invendute alla MondialCasa), all'inizio gli allegati si limitavano a collane sul cinema e sulla musica.

Tra tutte, ebbero un ruolo fondamentale nella formazione della mia curiosità musicale due collezioni curate dal quotidiano La Repubblica: "L'America del Rock" e la successiva "Soul Music".
In fin dei conti James Alhambra nasceva in quel momento...
Adesso, dopo aver avviato la playlist, potete - se volete - leggere qui di seguito qualcosa sulla Musica Soul, un genere che influenzerà e darà vita a molti altri generi.

La "musica dell'anima", sbocciata negli anni '60, affonda le sue radici nel gospel, nel Blues, nel Jazz e nelle altre forme musicali con le quali la comunità nera negli Stati Uniti esprimeva le proprie emozioni, le proprie idee ed, in quegli anni, anche i propri tormenti.
Difatti, se da un lato i Sixties sono gli anni dei Beach Boys, del surf, e della spensieratezza, dall'altra una nuova onda sta per travolgere non solo la musica, ma l'intera società, americana e non solo.
I pionieri del genere, Ray Charles fra tutti, riuscirono a trasformare le sonorità legate alle comunità religiose, adattandole alle esigenze dei brani melodici. Sin dal principio, germogliarono molte varianti all'interno della musica soul.
Gli artisti si dividevano fra la Motown e la Stax, due etichette, profondamente diverse nelle scelte editoriali - più pop la prima, più impegnata la casa discografica di Memphis.
Il grande pubblico conoscerà Wilson Pickett, Sam Cooke (il Bob Dylan nero), Otis Redding, Diana Ross e le Supremes (prototipo di tutte le band al femminile), Marvin Gaye e Stevie Wonder e tanti altri, artisti che traghetteranno nel corso degli anni il Soul verso altri lidi, sfociando nella disco, nel funky, nell'R&B.

venerdì 20 novembre 2015

Lo Ska conquista il Mondo



In Giamaica sul finire degli anni 50 era possibile ascoltare le frequenze radiofoniche provenienti da New Orleans o da Miami. Vecchie radio dal suono mono diffondevano in tutta Kingston i suoni delle grandi orchestre jazz, mentre fuori, all'aperto si svolgevano grandi feste in cui si suonavano brani appartenenti al genere Mento, figlio della tradizione musicale africana. Dalle stesse frequenze arrivavano gli altri suoni degli States, come il Blues e il neonato Rock and Roll.
Fu in questo contesto che i musicisti giamaicani cominciarono a produrre un suono tutto loro, che condensava tutte queste sonorità e influenze in un solo genere. Era nato lo Ska, una musica allegra e socialmente impegnata, soprattutto agli inizi, che ben presto conquisterà il Mondo.


Il primo brano della playlist di oggi, di Ernest Ranglin, pioniere del genere, ha una forte connotazione jazz, a testimonianza di quanto scritto prima. Alla stessa maniera nei brani successivi, quelli di Prince Buster e dei Blues Buster's si sente l'influenza del Rock and Roll e del Blues.
Passato questo primo periodo di rodaggio, lo ska assume una dimensione propria, emancipandosi da altre forme musicali e trasformandosi fino ad essere esso stesso genitore di altri movimenti musicali: il Rocksteady e il Reggae, senza però essere sostituito da questi e resistendo fino ai giorni nostri. Negli anni 60 approda in Inghilterra, viene ribattezzato Bluebeat e diviene un fenomeno planetario. Sembra morto e sepolto sotto i colpi del Rocksteady e, soprattutto, del Reggae e invece resuscita. Sul finire degli anni 70, sempre in Inghilterra gruppi come i Madness, gli Specials e i The Selecter, prodotti dalla 2 Tone recuperano il sound Jamaicano e rilanciano lo Ska. Anche l'Italia ha dato il suo apporto e si è lasciata coinvolgere dal ritmo allegro arricchito dalla sezione dei fiati. Il Mondo è conquistato, la missione è compiuta e non ci resta che ascoltare, come al solito, a tutto volume!

mercoledì 18 novembre 2015

Guest Selection


Con questo post inauguriamo una sezione molto gradita: la selezione di un amico. In questo caso si tratta di un'amica, Martina, che, compreso lo spirito di questo blog, ci ha inviato il link di un album tramite spotify invitandoci all'ascolto.
Secondo Martina 
"al di là dei bei pezzi...la musica ti fa tornare  in mente anzi ti fa rivivere momenti che avevi dimenticato o semplicemente messo da parte. Dici... sai che novità! ma a volte basta così poco per riprendere una giornata nel modo più semplice e sorridere. Poi non dirmi che non sono sola ma a volte tornano in mente anche profumi, non solo immagini.
comunque anche scoprire nuova musica ti fa carica e buona energia!
Che potenza in 7 note!
Siamo pienamente d'accordo, il potere evocativo della buona musica è impareggiabile: immagini, profumi, colori, cose, eventi e anche persone del presente e del passato.
Martina ha colto in pieno lo spirito di questo blog!
James Alhambra non nasce per essere un maestro che vuole fare lezioni di storia della musica contemporanea o passata, ma un modo per uscire dal branco, farsi notare e stimolare al dialogo su tutto quello che riguarda la musica (cosiddetta) leggera.
Che ben vengano le segnalazioni esterne, le collaborazioni e le playlist di chi ha il piacere di restare sintonizzato con il blog storytellers's.
Dimenticavo: il disco scelto è "Culture of Fear" dei Thievery Corporation, un lavoro che fa viaggiare la mente e che si inserisce nel fenomeno Trip Hop. A tratti tribale, ha delle atmosfere elettroniche che ricordano gli Zero7 e i Morcheeba, giusto per citare qualcosa di già sentito nei nostri canali. Un disco serale, da sottofondo, da happy hour molto raffinato con dei testi che vale la pena di esaminare. Un disco da James Alhambra.
Stay Tuned..

A voi il disco
buon ascolto

sabato 14 novembre 2015

Tribute Italia 80

Dopo una serie di playlist noiose e dedicate ai single senza speranza, sarà il caso di dedicarsi ad un genere molto più orecchiabile e... divertente.
Un omaggio all'Italia degli anni 80, un'ironica carrellata fra i cantanti del Bel Paese che ha deliziato la mia generazione cresciuta con le Domeniche di Notte Italiana al Koala Maxi di Marina di Ragusa. 
Questa playlist è nostalgica, ma tremendamente divertente. Una selezione di brani da sabato sera alternativo fra Stadio, Fabio Concato, Al Bano e Romina nonché Donatella Rettore. 
Stasera, quando avrete girato tutti i locali in cerca del divertimento assoluto (senza trovarlo), quando il livello etilico avrà raggiunto la tacca del "danger", collegate lo smartphone alle casse dell'automobile, accendete spotify (o collegatevi al blog), cercate l'account di questo blog e riproducete a tutto volume: il sabato sera cambierà volto!

Buon ascolto, alla prossima playlist!!! 




martedì 10 novembre 2015

SuperSound dove gli anni 70 vivono ancora!


"...Qui è sempre K. Billy con il SuperSound degli anni '70,  la stazione dove gli anni '70 vivono ancora..."




Musica e film si intrecciano di continuo, una sapiente scelta della soundtrack contribuirà al successo della pellicola, enfatizzandone i momenti epici e/o contribuendo al coinvolgimento emotivo dello spettatore.
Altro aspetto da non sottovalutare è l'uso dei brani alla stregua di un qualsivoglia trucco scenico: ogni  film ambientato in un passato più o meno lontano si servirà della musica di quel periodo per renderne più credibile la messinscena.

Per apprezzare questa playlist anche noi abbiamo preparato una messinscena: si spengono le luci, si avvia il proiettore ed immediatamente saliamo sul bolide di Vic Vega, accendiamo la radio sintonizziandoci sul SuperSound degli anni 70, giusto in tempo per ascoltare Little Green Bag, brano scelto per i titoli di testa delle Iene (quelle vere, quelle tarantiniane).


La Playlist (qui link su Spotify) - in questo caso, quasi un doppio cd vista l'insolita abbondanza - si getta sul Southern Rock con i Creedence Clearwater Revival, con Lynyrd Skynyrd proseguendo con sonorità on the road, dove rombano i motori di Love Is a Drug e Born To Be Wild.
Se nei precedenti post si dava risalto a suoni più delicati, qui invece sono le chitarre a far la voce grossa, anche e soprattutto grazie a Mark e a Jimi.


"...Quella che avete appena sentito era Doesn't somebody want to be wanted cui seguirà "Love grows (Where my Rosemary goes)" degli Edison Lighthouse. Siete sempre sintonizzati su Super Sound degli Anni '70 con il vostro Key Billy..."

Dopo aver scorrazzato a tutta velocità per la città, abbassiamo le battute ritmiche e ci dirigiamo al  deposito dove incontreremo Mr Pink, Mr White e Mr Orange, ci farà compagnia Janis Joplin e la musica dei precedenti anni 60, dove già stava germogliando il seme del rock e dove Bob Dylan ci spiegava che "...essere Hurricane è magnifico...".

Chiudiamo con Stuck In The Middle Of You"...Joe Egan e Gerry Rafferty erano i componenti del duo Stealers Wheel, quando nell'aprile del '74 incisero questo pezzo un po' giovanile di spiccata influenza dylaniana, attestandosi al quinto posto. Qui è sempre K. Billy con SuperSound degli anni '70..."




domenica 8 novembre 2015

Parental advisory

Movimento culturale, fenomeno mediatico e sociale. Tutto questo è stato l'hip hop. La protesta e la comunicazione di una minoranza confinata negli spazi periferici delle metropoli statunitensi, che è riuscita a far sentire la propria voce al di fuori degli spazi ristretti del ghetto e che, alla fine, ha conquistato il Mondo. Anche dal punto di vista musicale non gli si può negare un certo valore. Partendo dalla tradizione della musica nera, r'n'b e blues su tutti, ha inglobato il jazz, fondendosi ottimamente anche con l'hard rock e il punk. 
Una questione per lo più nera, ma non solo, considerando la buona produzione dei Beasty Boys e di quegli House of Pain da cui, a seguito di una vicenda personale molto importante, verrà fuori il blues-man Everlast. 
La playlist di oggi è dedicata a questo genere, ai grandi nomi, ai fondatori, per lo più, e a chi si è distinto per originalità. La selezione, a tratti scontata, mira a rendere il giusto tributo a questo movimento, valorizzando i brani più noti, che hanno contribuito in maniera determinante alla diffusione su scala mondiale.
Finalmente un po' di ritmo e suoni diurni, metropolitani, in questo blog che è stato spesso dedicato alla musica serale.
Consigliato l'ascolto a volume elevato.
Stay tuned...

giovedì 5 novembre 2015

I nuovi songwriter



Making Time di Jamie Woon
Sono sempre stato un grande appassionato della canzone. Impazzisco per quegli artisti in grado di scrivere testi fantasiosi e profondi. Insomma sono un fan dei cantautori, la cui arte sembra essere sparita, quando, invece, si è solo trasformata. In pratica il cantautore si è appropriato, oggi, della tecnica e della tecnologia della musica elettronica. È stata in una sera di ricerche di cantautori, e di ascolti notturni, che, 4 anni fa, mi sono imbattuto nelle melodie di un songwriter di origini cino-malesi ma Inglese dalla testa ai piedi. Il suo nome è Jamie Woon. Il suo disco d'esordio ("Mirrorwriting")  era molto ricco e fra melodie r'n'b e neo soul ammiccava l'occhio alla musica elettronica (per l'appunto) e al trip hop. Una voce dai tratti tipicamente neri, dal timbro deciso e rassicurante capace di confezionare un disco decisamente raffinato. Tutto questo è ritornato, con meno elettronica e una maggiore presenza di strumenti veri (chitarra acustica su tutti), nel suo nuovo lavoro "Making Time" disponibile da qualche giorno nei negozi e presente negli elenchi di spotify da più o meno una settimana. Non aggiungo altro e vi rimando all'ascolto del disco, nella speranza che sia un buon ascolto come lo è stato in questi giorni per chi scrive su questo blog. Stay tuned...  

martedì 3 novembre 2015

O.S.T. Instrumental b-Side per ascolti notturni

Volevo ascoltare altro, volevo fare una playlist diversa, ma dopo essermi imbattuto in Bert Kaempfert, ho dovuto imboccare questa strada: qualcuno potrebbe obiettare "...l'ennesima playlist notturna..." ed avrebbe ragione... ma portate pazienza, magari prima o poi avremo l'angolo delle richieste (speriamo di no!).

Link Playlist su Spotify
Come detto, il buon Bert ha ispirato questa selezione durante uno scambio di consigli musicali con alcuni amici, i quali, al mio convinto consiglio sull'oramai noto Benjamin Clementine - artista già presente in questo blog - replicavano con Bert, stupendosi per la mia ignoranza sul compositore tedesco (Wiki mi corse in aiuto troppo tardi).





Selezione fortemente influenzata dal cinema e per questo da intendersi come il lato b, magari un po' noioso per alcuni (per tradizione, il lato b spesso viene riempito con quel che si ha), della precedente playlist.




Si inizia con un brano, Out Of Nowhere, estratto dal film Harry a Pezzi, chi ama Woody sa come questo pezzo potrebbe essere inserito in ognuno dei suoi lavori, tutti indissolubilmente legati al Jazz.Dal Jazz si salta ad un'altra colonna sonora con "More", brano ascoltato con colpevole indifferenza durante l'adolescenza e riscoperto durante la maturità, assaporandone il potere evocativo: pezzo tratto dal documentario italiano Mondo Cane e divenuto negli anni '60 un successo internazionale.

Da
Amelie e Morricone, si arriva finalmente a Bert ed alla sua Strangers In The Night, le cui sonorità trasportano l'ascoltatore in atmosfere notturne tipiche di alcuni film anni '50, Spencer Tracy sembrerà lì dietro l'angolo avvolto in una densa nube di fumo.

E se quest'ultimo brano è stato portato alla ribalta da Frank Sinatra, percorso inverso ha fatto Fly Me To The Moon, in questa versione di Christopher West.

Tra Chaplin, Bucalov, Papetti, si fa largo una parentesi western, genere che ha valorizzato le performance delle orchestre nelle pellicole di ogni periodo.

Si chiude con un imprevisto Vivaldi, ma l'Inverno è la musica della notte più profonda, a volte inquieta.
#Followus!



lunedì 2 novembre 2015

ORIGINAL SOUNDTRACK O.S.T.


La playlist di oggi è la prima di una serie dedicate al mondo del cinema. In fondo il cinema e la musica non sono mai stati lontani e una buona colonna sonora può salvare una pellicola scadente. 
Comune denominatore della selezione è che i brani devono essere degli inediti scritti appositamente per il film in questione. Regola che viene di tanto in tanto non rispettata per rendere la selezione gradevole e sufficientemente lunga. 
Avrei inserito volentieri "The end is the biginning is the end" di The Smashing Pumpikins, dal film "Batman & Robin", ma su spotify non c'è o non vogliono che venga utilizzata per playlist personali.
In linea con la politica di questo blog non continuo a scrivere, lascio spazio alla musica e chiedo a chi legge di lasciare un messaggio o di suggerire altri brani da inserire in questa lista. 

Buon ascolto alla prossima playlist.



domenica 1 novembre 2015

Recycled songs





L'arte della cover

Chi l'ha detto che per avere successo bisogna saper scrivere canzoni? Negli anni 50 – 60, quando il copyright non era regolamentato come oggi, era pratica comune reinventare e registrare per conto proprio le canzoni di altri. Di questo meccanismo ne è stato vittima Little Richard. Primo vero single scritto dal "The original king of rock n' roll", come amava definirsi lui stesso, è "Tutti i Frutti", ma il disco d'oro per questa canzone, non viene ritirato dal buon Richard ma da Pat Boone. In seguito, una volta inserito il concetto di diritto d'autore, non si è arrestata la pratica di rivedere in chiave personale i brani scritti da altri, con la differenza che la cover-song diventa un tributo a chi l'ha scritta originariamente. In effetti non è sempre così, soprattutto quando la versione "tributo" viene attribuita a chi la porta al grande successo. Esempio lampante è "Knockin' on Heavens Door" di Bob Dylan che i ragazzi delle nuove generazioni attribuiscono ai Guns & Roses o "Behind Blue Eyes" degli Who che oggi è considerato un brano dei Limp Bizkit. Personalmente amo le versioni cover, consentono di riscoprire dei brani, degli artisti dimenticati o di esaltare ulteriormente la bellezza di alcune canzoni consegnandole all'eternità.
La playlist di oggi è una sequenza di 21 brani, tutti rigorosamente in versione cover, frutto di una piacevole ricerca da Domenica mattina rilassata.
La compilation si apre con un po' di Punk. Si trova spesso fra i gruppi Punk la pratica di rivedere in chiave rokkettara i successi di altri, soprattuto brani romantici e lenti. In questo caso l'onere di aprire le danze è dato ai Me First and the Gimmie Gimmes, un gruppo cover punk originatosi da un'idea di Fat Mike, o Michael Burkett, front man dei NOFX. Spesso il successo di una band passa quasi esclusivamente attraverso la cover di un brano famoso, è il caso de Fine Young Cannibals, che ripropongono "Suspicious MInd" di Elvis.
Jimi Hendrix iniziò la sua carriera riproponendo brani di altri, solo in un secondo momento, spinto dal suo manager, iniziò a scrivere e cantare brani propri, ma non perse mai il "vizietto". Una delle più famose cover di Hendrix fu "All Along the Watchtower" originariamente scritta da Bob Dylan, ma da molti attribuita al grande Jimi.
Il quarto brano è l'esempio di come una canzone passata quasi inosservata nella versione originale divenga un grande successo se stravolta nella sua forma e riproposta in una nuova veste: "Halleluja" di Leonard Cohen. Questa canzone è diventata negli ultimi tempi quasi un tormentone, tutti ne vogliono fare la propria versione. Tutto è partito da Jeff Buckley e tutte le versioni successive a questa sono un modo per omaggiare lo sfortunato artista Californiano.
Altro genere musicale avvezzo alla cover è il jazz. Qui presente con Karen Sousa che rivede in forma personale "Creep" dei Radiohead.
"I Will Survive" dei Cake è più un tributo a Gloria Gaynor che una vera e propria cover, visto che il testo non viene rispettato in maniera completa.
Nelle colonne sonore dei film si trova spesso la cover di un brano famoso. Succede in "Donnie Darko" la cui colonna sonora viene basata su successi degli anni 80, in cui è ambientato il film. Quasi tutti i brani vengono proposti nella versione originale, tranne "Mad World" dei Tears For Fears , cantata da Gary Jules e ri-arrangiata dal polistrumentista Michael Andrews. Altro brano storico della musica rock inserito in varie colonne sonore è "Knockin' on Heavens Door", qui dal film "I'm Not There" curata da Anthony and the Johnson. Fra le colonne sonore e sigle bisogna inserire i Ramones e la loro personale Spiderman Theme e ancora "Over The Rainbow", originariamente cantata da Judy Garland nel film de "Il Mago di Oz" del 1939, portata di nuovo al successo da Israel dal cognome impronunciabile. Colonne sonore: spesso il film è brutto ma propone una colonna sonora bellissima. Questo è il caso di "Godzilla" nella cui Original Soundtrack appare un brano di David Bowie, forse IL brano del Duca Bianco, "Heroes" nella versione dei Wallflowers.
"Hey Joe" di Hendrix ha da sempre attirato l'attenzione di diversi artisti, anche il maestro Battiato si è sentito in dovere di omaggiare il grande chitarrista di Seattle, ma qui è presente la versione un po' più originale di Willy DeVille.
Elvis, il Re, spesso "coverato", era, a sua volta, un "coverante" e nei suoi concerti non nascondeva di apprezzare i brani dei Creedence Clearwater Revival. Stessa passione del Re è quella dei Pearl Jam, che non hanno mai nascosto la loro passione per un altro grande gruppo come gli Who, Baba O'Riley è spesso proposta dal gruppo di Eddie Vedder e presente in vari bootleg.
Altro grande musicista affezionato alle versioni cover è Santana. Nel 2010 il chitarrista sudamericano ha pubblicato un disco dedicato ai grandi chitarristi. Di questo disco nella playlist sono presenti 2 brani, il primo è la versione personale che Chris Cornell ha voluto fare di un classico dei Led Zeppelin, l'altro chiude la selezione e vorrei lasciarlo avvolto in un alone di mistero, perché è da pelle d'oca! Uno dei brani più belli della storia della musica rock.
Ancora Creedence Clearwater Revival, famosi per molti brani e forse non così famosi per le loro interpretazioni,"Have You Ever Seen the Rain", interpretata da Willie Nelson.
La compilation ha bisogno di un po' di ritmo a questo punto e allora preferisco tornare al Punk, ai Rancid e alla personale versione di "Sheena is a Punk Rocker". Devo anche dirvi a chi appartiene e in quale disco era presente questo brano?
Ricercando le cover dei Beatles ed in particolare "Come Together" mi perdo! Ne esiste una versione di Michael Jackson, le colonne sonore dei film ne sono piene e in "Across The Universe" il film musical che racconta una storia sfruttando i testi delle canzoni dei Fab Four, è interpretata da Joe Cocker. La versione che ha catturato la mia attenzione è però quella delle Supremes.
Gli ultimi brani sono molto easy listening, versioni unplugged di grandi musicisti come Bob Marley e Rolling Stones (che non potevano mancare nella playlist). "Redemption Song" cantata dal duo Johnny Cash e Joe Strummer è una vera chicca, una sorpresa trovare un duo così. "Angie" trova la sua naturale dimensione nelle corde della chitarra acustica ed è sempre bello riascoltarla. L'ultimo brano ve l'ho già presentato, fa parte di un disco tributo che nasce da un'idea di Santana, qui duetta con India Arie.




Buon ascolto e alla prossima playlist.